Interviste a: Badalassi, Balducci, Carlà, Garambois, Marcodoppido, Mayorga, Taricone, Zambelli

Giorgia Meloni e Elly Schlein: differenti percorsi e culture di riferimento, diversi ruoli e responsabilità ma entrambi giovani donne ai vertici della politica italiana. Secondo te rappresentano un segno dei tempi? Cosa ne pensi? Ti aspetti cambiamenti? Quali?
Abbiamo rivolto queste domande ad alcune donne, con varie esperienze di vita e lavorative, e di seguito riportiamo le loro opinioni. E’ una panoramica piuttosto interessante, espressione di punti di vista differenti che testimoniano le molte sfaccettature del mondo femminile di oggi. Una ricchezza e una complessità di cui le due leader devono tener conto.

Giovanna Badalassi, Esperta di economia di genere e cofondatrice di Ladynomics. “Come tutte le svolte che arrivano fuori tempo massimo, l’ascesa di Giorgia Meloni e di Elly Schlein è avvenuta in modo tumultuoso nello spazio di soli sei mesi. Dobbiamo tutti prendere ancora un po’ le misure con queste novità e soprattutto capire quanto potranno effettivamente cambiare le cose, ciascuna per il proprio ambito. L’unica certezza é che se rimarranno sole, per quanto capaci e determinate, non potranno superare le enormi sfide che hanno davanti. Il successo delle loro leadership dipenderà infatti da due fattori: il poter contare su una squadra di persone di grande talento ed esperienza e il saper cogliere una reale propensione collettiva al cambiamento. Che la società e l’elettorato italiano siano pronti a cambiare e verso quale direzione, é però la grande incognita di questi anni postpandemici”.


Orsola Balducci
, imprenditrice vicepresidente Confagricoltura Lazio. “Sono due donne agli antipodi da quasi tutti i punti di vista, entrambi portatrici di idee estremiste che io non condivido. Ma vedo in loro, e apprezzo, una forza e una tenacia che riusciranno a mettere a disposizione del Paese. Penso infatti che queste profonde differenze daranno risultati positivi nella nostra società: proprio perché sono donne sapranno trovare dei punti di contatto o di mediazione a vantaggio di tutti. Insomma sono ottimista perché sono intelligenti e determinate ad ottenere risultati concreti”. 

Daniela Carlà, cofondatrice di Noi Rete Donne. “È inconfutabile, sono fatti e pure straordinariamente importanti. La Presidente del Consiglio ha fondato e guidava già il partito che ha vinto le elezioni. Ricordiamo anche Silvana Sciarra e Margherita Cassano, alla guida della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione. Successi incontestabili, personali, ma anche di tutte le donne. Torna l‘aforisma del nano che guarda lontano sulle spalle del gigante. Il gigante (la gigante?) è la storia collettiva delle donne per la libertà. Senza ‘la gigante’ nessuna donna può veramente, anche quando si illude, di poter camminare da sola. E anche quando sostenuta da uomini: hanno dovuto investire su una donna invece che su se stessi. Ora è il tempo per apprezzare i successi individuali e per ripensare e rafforzare la storia collettiva. Occorre fare ancora molto, in Italia e nel mondo, nel contrastare le discriminazioni, consolidare i risultati, svilupparne effetti e potenzialità. rielaborare percorsi e obiettivi”.

 

Silvia Garambois, Presidente GiULiA e consigliera nazionale Fnsi. “No, non ho grandi aspettative. Registro.
Giorgia Meloni “’capo’ del governo è accolta senza scosse dalla destra politica. Il primissimo atto nel suo governo è una circolare che chiede di nominarla al maschile.
Elly Schlein capa di partito crea fibrillazioni e reazioni disordinate nel centrosinistra; tensioni e spaccature nel femminismo (una per tutte: per le sue posizioni sulla maternità surrogata).
Io personalmente lascerei agli uomini (non a tutti, grazie a Dio) lo stupore di avere donne – giovani donne – alla guida della politica. Io personalmente vorrei che per le donne, femministe o no, ci fosse solo una sensazione di normalità. Conquistata non per sempre.
Ma certo, il pensiero corre alla pioniera, Marisa Rodano, prima vicepresidente della Camera nel 1963. A Nilde Iotti, prima presidente di Montecitorio, nel 1979. Portavano nel loro lavoro politico l’attenzione verso le donne, che aveva segnato le loro vite. Non tutte le alte cariche, se pur donne, hanno avuto lo stesso spirito.
Ecco, la traccia, il confine, passa di qui. Quanto le donne di potere sono attente al ruolo delle donne. Quanto sanno riconoscere i loro problemi. Quanto le vogliono rendere nuove protagoniste.
Il cambiamento lo attendo quando smetteremo di sorprenderci nel trovare donne alla guida in tutti i luoghi dello Stato – come delle aziende private.
Intanto noi, giornaliste e giornalisti, abbiamo solo nei giorni scorsi eletto una Segretaria alla Federazione della Stampa, Alessandra Costante. È la seconda volta in cent’anni”.

 

Rosanna Marcodoppido, poeta e artista dell’Udi. “Arrivate a prestigiosi ruoli di potere, Giorgia Meloni ed Elly Schlein sono certamente l’esito che il movimento di emancipazione prima e il femminismo poi hanno reso possibile. La nomina di Giorgia a Primo ministro (???) ha costretto da subito a riflettere sulla necessità di superare il sessismo ancora tanto presente nella lingua italiana. Donna intelligente, ha accanto a sé uomini spesso non alla sua altezza, nel perimetro di una politica pervasa da nostalgie e pratiche fasciste che impongono a chi ama la democrazia una attenzione vigile e reattiva. Elly, eletta Segretaria (!!!) del PD con riferimenti espliciti al femminismo, ha il compito di far tornare quel partito ad una chiara e radicale alternativa alle destre. Impegnata a costruire un gruppo dirigente il più possibile coeso e determinato, dovrebbe ridare valore e senso alle sezioni e far agire i conflitti come occasioni di crescita. Da loro due mi aspetto un confronto duro, tra donne autorevoli e concrete che non sentano il bisogno di ricorrere all’offesa e alla delegittimazione. Sono stanca di una politica bugiarda, volgare, machista. Sarò con loro ogni volta che verranno attaccate perché donne”.

 

Patricia L Mayorga, giornalista, presidente AMMPE ITALIA. “Senza dubbio l’ingresso di due donne ai vertici della politica italiana rappresenta un segno dei tempi. Ma bisogna fare la differenza, non solo di fronte ai percorsi e alla cultura di riferimento, ma al fatto di avere sensibilità di genere, cosa che non mi risulta sia nel DNA politico della Presidente del Consiglio. Già il fatto di voler essere chiamata “il Presidente”, con tanto di circolare ufficiale la dice lunga su questo aspetto. Da Meloni purtroppo mi aspetto cambiamenti che anche se non mi sorprendono, mi spaventano e preoccupano: la questione migranti, per esempio per citarne solo uno. Su Schlein sono molto fiduciosa ma anche un po’ preoccupata, nel senso che questa giovane donna ha preso in mano un’eredità molto difficile: quella di un PD che secondo me ha perso di vista tutta la sua carica ideale. Sarà, quindi suo compito (non facile) dare fiducia attraverso un programma di sinistra moderna che guardi soprattutto ai settori meno abbienti della società”.

Fiorenza Taricone, Ordinaria di Storia delle dottrine politiche e di Pensiero politico e questione femminile e Rettrice vicaria dell’Università di Cassino e del Lazio meridionale. “Rappresentano insieme una persistenza e un cambiamento, al di là del dato anagrafico che parla da solo. La prima si trova a governare il Paese e non la nazione – come Meloni chiama l’Italia – che rimanda ad un nazionalismo aggressivo, in un progetto politico di destra, che per me rappresenta un ritorno all’indietro. La seconda anche per l’età e la prospettiva transnazionale, rappresenta un’esigenza indilazionabile, quale quella dell’attuazione delle politiche ecologiste che immediatamente rimanda alle proteste dei giovani e giovanissimi, visto che nelle piazze sono scesi per questo e poi perché in questo mondo avvelenato ci abiteranno loro; il secondo punto sottolineato da Schlein è la lotta alle disuguaglianze, compresa la cura dei fenomeni migratori; questo comporta una visione globale del pianeta, che la destra storicamente non ha mai avuto; anzi, l’Italia ha nel suo passato neanche lontano una politica razzista, coloniale e colonialista; la prima è riassunta nella velocità con cui nel 1938 gli italiani hanno digerito e applicato la legislazione antisemita; senza omettere la conquista delle terre africane che ha visto protagonisti gl’italiani, e la necessità di sfatare luoghi comuni, fra cui il mito dell’italiano buono e privo di violenze nell’impatto con le terre d’Africa, nelle quali portava la civiltà; si preparava il terreno, come oggi, con una retorica verbalmente aggressiva che invadeva le aule scolastiche, i giornali, era annotata nei diari, faceva la sua comparsa nei testi di canzoni popolari, in cui le giovani donne esotiche, se a prima vista erano lodate per la bellezza, erano viste in definitiva come terreni predatori. Nella canzone Topolino in Abissinia, rivolto a un pubblico di adolescenti, la ferocia dei bombardamenti e dei gas asfissianti viene trasformata in una gag comica, conclusa con l’uso della pelle degli etiopi morti come tappezzeria per automobili italiane. La presenza di due donne giovani rappresenta quindi indubbiamente una svolta, ma occorre considerare il retroterra, e le differenze; Giorgia Meloni è certamente una novità nella tradizione della destra, che ha sorpreso per la sua abilità nell’impadronirsi di una tradizione di sinistra che ha visto nascere le lotte per l’emancipazione femminile; nel caso italiano di Schlein si tratta quindi di una collocazione delle tessere al posto giusto, e punto di arrivo di una tradizione femminista, di lotta, di messa in discussione delle vecchie gerarchie maschili, di costruzione delle alleanze femminili, di cui la Carta delle donne è stato un passaggio, in quei partiti dove i temi della parità fra i sessi erano nati. Finalmente possiamo uscire dalla trappola demagogica del tramonto delle differenze fra destra e sinistra. Curioso che nelle scienze esatte tutto si trasforma mentre nelle scienze politiche e sociali ci siano delle morti illustri, la differenza fra destra e sinistra. Si è accusato spesso il Partito Democratico di aver sbagliato la campagna elettorale imponendo una scelta fra due visioni che gli italiani ritenevano tramontate. Non mi pare che stia andando proprio così, l’antifascismo è nelle piazze; è esistito un fascismo movimentista e uno in doppiopetto, per scoprire quest’ultimo occorre una salda cultura politica e il bisogno di lottare. Quindi, penso che finalmente si chiarirà un equivoco pericoloso, destra e sinistra sono storicamente evidenti, spesso contrapposti, e soprattutto al loro interno le parabole disegnate dalle donne sono difficilmente paragonabili. La vittoria di Schlein è anche un mutuo riconoscimento del giusto tempo dell’entrata femminista non in funzione vicaria, o come si dice un passo dietro agli uomini, anche se leader. Come cambiamenti, visto che sarebbe un plurale affollato, faccio solo qualche esempio: il primo, visto che molta parte delle nostre vite dal femminismo in poi, almeno per quanto mi riguarda, è trascorso nel cercare di sfuggire alle donne d’eccezione e di affollare la scena privata e pubblica con le tante altre considerate come comparse mute, la donna sola al comando mi riporta indietro; il secondo cambiamento che mi aspetterei è che moltissime e moltissimi riconoscano in futuro la frase di Schlein nella sua genesi femminista:”Ancora una volta non ci hanno visto arrivare” titolo del libro di Lisa Levenstein. “They didn’t see us coming – La storia nascosta del femminismo negli anni ‘90”. Possiamo dire comunque che stavolta non avranno visto prima, ma dopo il risultato è stato ben visibile, che rimane storico al di là dei futuri risultati”.  

Rossana Zambelli, Senior Manager. “Quest’anno l’8 marzo è sicuramente diverso dai precedenti in quanto, “per la prima volta”, nel contesto politico, due donne ricoprono due cariche molto importanti: la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Segreteria del Partito Democratico. A questi ruoli rilevanti aggiungerei anche “la prima volta” di una donna Presidente della Corte di Cassazione. Nomine che ci inorgogliscono e che sono sicuramente un segno dei tempi, tempi tardivamente maturi per queste scelte. Non sono un caso, ma la faticosa e lenta maturazione del valore della diversità di genere che è stata sostenuta da decenni e decenni di mobilitazioni, sensibilizzazioni, iniziative parlamentari e sociali oltre che nella quotidianità di ciascuna di noi ora e di quelle prima di noi che ci hanno passato il testimone. Questo non può che renderci felici!!!! I cambiamenti ci saranno perché il loro agire è diverso. Concretezza, entusiasmo, il valore delle reti, sensibilità e preparazione saranno i fari da cui scaturiranno i cambiamenti, nonostante la loro diversità per formazione, cultura ed esperienze. Da questo 8 marzo le “prime volte” possono solo aumentare e consolidarsi perché sarà tangibile il valore e l’arricchimento nella politica e nella magistratura che queste donne porteranno avendo infranto “spessi” vetri di cristallo”.

A cura di Tiziana Bartolini