MODERATRICE: Cecilia Capanna
RELATRICI/RELATORI: Lydia Ku (Taiwan), Aldo Torchiaro (Italia), Ala’a Karajah (Palestina), Assunta Corbo (Italia), Sandra Collado (Guatemala), Cecilia Calderón (Perú).
Cecilia Capanna esordisce ricordando che già con l’arrivo di Internet 30 anni fa, ma soprattutto con l’arrivo dei social media negli ultimi 15 anni, l’umanità ha subito un netto cambio antropologico, prima che sociologico, culturale e anche politico. Afferma che sebbene da una parte la connettività immediata a livello mondiale ha i suoi grandi vantaggi e rappresenta una concreta opportunità democratica allargando a tutti la possibilità di accedere a qualsiasi tipo di informazione, di fatto siamo stati travolti dai lati negativi di questo nuovo sistema che per questo è dualistico.
Nel nostro campo in particolare, aggiunge, quello dell’informazione, dalla verticalità univoca del sistema tradizionale per cui chi riceve l’informazione ha un ruolo passivo, si è passati all’orizzontalità biunivoca che, invece di rappresentare un plus per la discussione democratica e la ricerca della sintesi, si è dimostrata la tomba della democrazia.
La pandemia, inoltre, ha dato un enorme impulso al digitale e di conseguenza le persone oggi ricorrono quasi esclusivamente alla stampa online e addirittura ai social media per informarsi.
Regna sovrano l’algoritmo che genera polarismo e odio. La rete è infestata da fake news, profili falsi e bot. Per dirla con Roberto Savio, giornalista globalista e esperto in comunicazione, “siamo passati dall’era Gutenberg all’era Zuckerberg”. Un’era che mentre si lancia in accelerazione progressiva verso il progresso tecnologico, trascina indietro l’umanità dal punto di vista culturale. I diritti civili, sociali, umani, conquistati con tanta fatica dopo lunghe battaglie si stanno sgretolando. Soprattutto per le donne il web non ha pietà, il sessismo dilaga nascosto dietro alla tastiera.
Lydia Ku, professoressa Associata Aggiunta, Università di Soochow (Taiwan), conduttrice e produttrice televisiva, tramite un video ha sviscerato tutti i problemi che il digitale sta causando all’informazione e al giornalismo, concentrando la sua analisi sul dualismo dei social e sulla minaccia delle fake news. Nella sua opinione, la piattaforma della community senza dubbio ha apportato cambiamenti nel modo di comunicare, quindi, il maggiore impatto sul mondo consiste nel fatto che la comunità è diventata uno strumento di guerra cognitiva. Bisogna essere molto consapevoli di questo aspetto e anche vigilare affinchè l’impatto e il rafforzamento delle fake news e delle false informazioni non porti all’incapacità di comunicare le diverse opinioni, con conseguenze sempre più nefaste per la democrazia.
Aldo Torchiaro, giornalista PHD in comunicazione politica, autore del libro “L’inganno Felice” (2020, ed. Cooper) sull’inganno delle fake news e su quello che definisce il “far web” ha parlato delle disparità di genere del giornalismo italiano. “Sulle prime pagine di 102 quotidiani e nei sommari di 56 edizioni di telegiornali, la presenza femminile all’interno delle notizie è solo del 17% e le firme di donne sono il 20%, nonostante le colleghe rappresentino il 40% della categoria” e questo ovviamente non per assenza di merito. Il sistema è maschilista e va scardinato. Interessante la sua proposta, da “testimonial maschio”, per sostenere la battaglia per la parità di genere nella professione a partire dal linguaggio, soprattutto nei nostri tempi digitali in cui dilaga il sessismo.
Ala’a Karajah, scrittrice e presentatrice televisiva, ha parlato del dualismo del digitale. Il nuovo sistema di informazione ha dimostrato di essere una grande opportunità democratica, ha dato infatti voce alle primavere arabe del 2011 per esempio. Contemporaneamente le fake news minacciano l’informazione e la democrazia.
Dal suo punto di vista la soluzione va cercata “oggi più che mai nel rapporto complementare tra piattaforme di stampa tradizionali e piattaforme di social media, basato sull’equilibrio e senza la logica del profitto, ciascuna parte ha bisogno dell’altra, e se sono disconnessi i social cadranno ulteriormente nella trappola di fake news e disinformazione, inoltre se non si corre ai ripari, la stampa perderà piattaforme di massa molto importanti.
Assunta Corbo, giornalista, fondatrice di “Constructive Network” e direttrice di “News 48”, è intervenuta presentando una soluzione giornalistica costruttiva al problema dell’odio fomentato dalla comunicazione digitale: cambiare modo di presentare le notizie attraverso la scelta appropriata e inclusiva delle parole. “Attraverso le storie costruttive è possibile delineare nuovi percorsi che educano il lettore all’accoglienza e al rispetto”.
Sandra Collado, presentatrice radiofonica e produttrice del programma radiofonico “Mujeres y Universidad”, ha raccontato la sua esperienza. Il suo programma sta dimostrando che il fatto di “coinvolgere e raccontare donne di successo dell’ambiente universitario è un modo per contrastare i clichet sessisti e la disparità di genere”. Ha sottolineato come nel 21° secolo, con le nuove tecnologie della comunicazione, i programmi prodotti e condotti dalle donne continuano a venire realizzati con lo stesso sforzo che ha permesso alla voce delle donne di emergere e di far valere i propri diritti. In Radio Universidad, da 30 anni le donne hanno avuto il compito di informare e condividere la conoscenza alla radio, in particolare nell’ambito di azioni favore dell’equità e dell’uguaglianza di genere soprattutto in ambito accademico.
Cecilia Calderón, giornalista, Tv reporter, è la conduttrice di un programma che va in onda in diretta sui social media dal titolo “Sin Trucos”. L’obiettivo è proporre il vero volto delle donne, senza trucco e senza filtri, tributando loro meriti e onori facendo informazione in modo costruttivo. Grazie al successo di questa sua esperienza, nella sua opinione, i social media hanno un grosso potenziale e rappresentano una grande opportunità.