L’8 febbraio, presso l’istituzionale ed elegante edificio “Europa Experience- David Sassoli” nella centrale Piazza Venezia a Roma, si è tenuto il primo incontro di quest’anno di Ammpe Italia, la sezione italiana dell’Associazione mondiale delle giornaliste e scrittrici (Ammpe World).
L’incontro ha avuto un significato speciale perché non solo sono state consegnate le tessere alle nuove socie, ma la Presidente, Patricia Mayorga, ha riferito su due importanti iniziative: da un lato, il prossimo Congresso Mondiale che si terrà quest’anno dal 23 al 27 settembre, a Punta Arenas (Patagonia cilena) e dall’altro la richiesta al Governo italiano di istituire una giornata in memoria delle orfane e degli orfani vittime del femminicidio per poi allargare questa proposta al resto dei Paesi in cui Ammpe è rappresentata, per arrivare finalmente a livello delle organizzazioni regionali e alle Nazioni Unite.
Gelosia, possessione, controllo, sottomissione nell’ambiente familiare costituiscono un fenomeno ampio di cui si sa poco, tranne quando il tragico epilogo è il femminicidio. La realtà e l’estensione del fenomeno hanno dimostrato che nonostante la diversità di contesti, livelli e situazione socioeconomica, esiste un filo drammatico che unisce tutte queste storie: la violenza sessista, patriarcale e familiare che il più delle volte, non solo colpisce direttamente la vittima, ma anche i loro figli e figlie, i quali dopo il dramma rimangono senza una madre, assassinata, e molte volte anche senza un padre, magari suicida o in prigione.
Dopo i saluti istituzionali della Dottoressa Laura Caterini, Assistente Capo ufficio stampa dell’ufficio del Parlamento europeo qui in Italia, MariaChiara Petrassi, Segretaria generale di Ammpe Italia, ha aperto i lavori dell’incontro. La Segretaria ha ricordato prima di tutto l’ex Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, nonché giornalista e attivo sostenitore della battaglia di difesa per la libertà di stampa, a cui è dedicata la sala.
“In questo momento storico particolare, abbiamo deciso di aprire il 2024 con l’incontro di oggi dedicato alle orfane e agli orfani di femminicidio, spesso vittime dimenticate dallo Stato e dalla società” ha affermato Petrassi.
Purtroppo non si esagera quando si afferma che le orfane e gli orfani dei femminicidi sono le vittime “ignorate “ di questo dramma. Per esempio, non esiste una casistica aggiornata, come ha evidenziato Constanze Templin, socia di Ammpe Italia: “Ci sono stati alla fine del 2022 secondo RESPIRO, la rete di sostegno per percorsi di inclusione e resilienza con gli orfani speciali: 205 orfani. È una cifra immensa”, sottolinea Templin.
“Sono giovani a cui è stata negata una gioventù spensierata, che devono affrontare un futuro incerto, cure psicologiche, progetti educativi ecc.; la loro sarà una storia che non hanno potuto scrivere e che da un giorno all’altro devono affrontare per sopravvivere”.
A questo dramma si aggiunge la tragedia delle migranti assassinate in quanto, in molti casi, figlie e figli che vengono lasciati alla deriva, come ha sottolineato Alba Kepi, vicepresidente di Ammpe Italia, interrogandosi e interrogando tutta la società: “I bambini e le bambine rimasti orfani da genitori immigrati, non solo perdono la famiglia a causa di questo crimine, ma non hanno più nessuna certezza per la loro vita e il futuro. Nessuna! Rimangono soli, soli, soli o con alcuni famigliari lontani che li possono aiutare… o forse no. Sono soli e spesso vengono poste loro delle domande a cui non sanno rispondere: Dove devono vivere? In Italia dove sono nati, cresciuti, dove studiano o devono tornare al loro paese d’origine?”
E ancora: “La scuola? Come faranno a finire l’anno? Gli amici? La squadra di calcio dove giocano? La musica, il corso di chitarra che ha appena iniziato? La lingua? Papà e mamma gli hanno insegnato a parlare la lingua dei nonni ma molte volte, non riescono a scriverla, in quanto anche quando mandavano un sms ai cugini, c’era mamma che li aiutava a trovare le parole giuste. E i nonni genitori del padre assassino. E gli zii?”.
Certamente i passi sono ancora pochi e deboli. Ma l’impegno deve essere costante come giornaliste e scrittrici affinché le loro storie, le loro vite diventino una responsabilità sociale e morale di chi li ignora: sono le storie delle figlie e dei i figli delle donne uccise dal femminicidio, le storie dei figli con i padri assassini e le storie dei figli e delle figlie rimasti orfani.